
© State buoni, se potete.
La facciata fu realizzata, tra il 1646 e il 1665, da tre capomastri muratori: Mastro Ercolano, Mastro Francesco e Mastro Gaspare, da Perugia e tre scalpellini di Cortona: Mastro Tommaso e il fratello Silvestro Stati scultori, e il cugino Alessandro Leonzi. Il lavoro della Porta Grande si arrestò nel 1646, a causa del fallimento di Luca Ciccia. Il 29 marzo 1653 padre Senso Sensi si accordò con gli scalpellini per terminare il lavoro in sospeso, entro due mesi, in modo da celebrare al meglio la festa del santo, il 26 maggio 1653.
Sopra l’architrave della porta d’ingresso fu posta la scritta IN HONOREM IMMACUL. CONCEPT.DEIP. ET S. PHILIPPI NERII DEO DICATUM. Il 25 aprile la porta e il suo timpano erano compiuti. La facciata rimase così incompiuta fino all’intervento finanziario di Mon. Marcantonio Oddi, vicario di Perugia, nell’ottobre del 1661. Il 22 maggio 1665 la facciata fu compiuta.
La facciata è concepita come un “grande portale” che fa da raccordo tra lo spazio interno e l’ambiente urbano. L’asse centrale della facciata viene accentuato, nel rilievo e nella decorazione, a sottolineare la zona del portale vero e proprio, punto focale dell’intero prospetto. La scalinata consente di adattare la facciata al forte dislivello ed è un ulteriore raccordo con l’esterno. I capitelli delle colonne e dei pilastri sono uniti tra loro e nel primo ordine è ornato di bugne nel secondo è stato posto, in luogo delle bugne, un festone di fiori male intagliato, poiché essendo troppo grande esce fuori dal fregio. Sulla facciata corre anche la scritta: MARCUS ANTONIUS ODDUS EPIS. PERUS. ANNO DOM. MDCLXIII.
In quanto architettura barocca, presuppone un dialogo con l’intero ambiente in cui è posta. Questa tendenza dell’architettura a vivere la complessità della città è la chiave di lettura che si vuole dare, anche in rapporto con la situazione politico-religiosa del XVII secolo, in piena Controriforma cattolica: un’arte dal linguaggio coinvolgente ed efficace, adatto a raggiungere il numero più vasto possibile di fedeli.
Nella mappa di Perugia del 1845 si osserva un assetto in sostanza uguale a quello attuale: di fronte alla chiesa Nuova era l’ex convento dei Cistercensi con la Chiesa di San Bernardo, oggi caserma, e davanti la facciata si apriva la piazza della Chiesa Nuova, oggi piazza Baldassarre Ferri. Il suo spazio allungato e leggermente imbutiforme si sviluppa di fronte alla facciata, piegando in maniera asimmetrica verso nord. Ricavata da un terreno in pendenza, la piazza è arginata nel lato meridionale da un alto gradone che colma il dislivello con la via dei Priori.
La struttura urbana preesistente difficilmente avrebbe permesso lo sviluppo di un piano più ampio e coerente; San Filippo rappresenta perciò un episodio isolato di urbanistica barocca che ha però la volontà di integrarsi appieno nel piano urbanistico come auspicato dalla riforma di papa Sisto V.
Lettura iconologica degli affreschi di Micaela Soranzo, tratte dal volume” La chiesa nuova o dell'Immacolata concezione e di San Filippo Neri in Perugi” Storia, pitture e restauro Volumnia editrice, 2008 Perugia.
© State buoni, se potete.