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San Filippo Neri
in Perugia


Non è tempo di dormire perché il Paradiso non è fatto per i poltroni.

Cappella della Purificazione di Maria

Gli affreschi sono di Bernardino Gagliardi.

 

   Al centro della volta vi è una finta lanterna o cupolino, in cui si vede la Colomba dello Spirito Santo in un fascio di luce, circondata da tante teste di angioletti.

 

   A sinistra è seduto Mosè che ha in mano le Tavole della Legge, su cui sono incise le parole “Legge di pietra”. Sulla targa sottostante c’è, invece, la scritta SACRIFICA MIHI OMNE PRIMOGENITUM (SACRIFICA A ME OGNI PRIMOGENITO, Es.13,2), in riferimento all’episodio della Presentazione di Gesù al Tempio secondo la legge giudaica.

 

   A destra il re David è seduto e suona l’arpa; ai suoi piedi un libro porta la scritta “Libro dei Salmi". Sulla parete sinistra vi è il vecchio Simeone che aspetta sulla porta del tempio Maria e Giuseppe che si vedono arrivare in lontananza a sinistra; in primo piano due donne, con un bambino, hanno portato l’offerta per il sacrificio: un agnello e una colomba.

 

   Sopra vi è la targa EXPECTANS CONSOLATIONEM (IN ATTESA DI CONSOLAZIONE). La narrazione prosegue sulla parete destra dove si vede la Vergine che esce dal Tempio, mentre Simeone in ginocchio ringrazia il Signore per aver visto il Salvatore, così come viene espresso anche dalla targa: VIDERUNT OCULI MEI SALVATOREM TUUM (I MIEI OCCHI HANNO VISTO IL TUO SALVATORE).

 

   Sui pilastri vi sono le Sibille. A destra in basso c’è la Sibilla Frigia, con una tunica bianca e sopratunica celeste; in testa ha un velo girato sotto il mento che le fascia le guance e la fronte. Nella mano sinistra ha un pane e tiene la destra sollevata in alto con l’indice disteso; ha una tavola con le parole: QUO MISEROS LEVARET (CON CUI SOCCORREVA I POVERI). Sopra c’è la Sibilla Cimmeria in abito rosa e manto verde, ha nella mano destra una torcia accesa e la scritta dice: PER QUEM GAUDEBUNT MULTI (PER MEZZO DEL QUALE MOLTI SI RALLEGRERANNO). A sinistra in basso la Sibilla Persica, con abito giallino e manto rosso e in testa un velo bianco legato dietro la nuca, simbolo dell’annuncio della venuta del Salvatore in termini “velati”. Solleva con la mano sinistra una rosa e con la destra una penna per scrivere CASTA NASCETUR VIRGINE (CASTA NASCERA’ DA UNA VERGINE). Sopra c’è la Sibilla Libica, con una tunica bianca, sopravveste gialla e manto viola buttato sulle spalle; alza la sinistra con l’indice teso e sulla mano ha una lanterna accesa, poiché profetizza con chiarezza la nascita del Salvatore che illuminerà le tenebre. A destra un cartello con le parole: AETERNUS TEMPORE (TEMPO ETERNO).

 

   Nel sottarco al centro vi sono due angioletti: uno tiene un agnello tra le braccia, un altro l’adora e sotto c’è l’iscrizione: ABSQUE MACULA (SENZA MACCHIA). Ai lati vi sono altri quattro angioletti: due da una parte, di cui uno con in mano un’ infula (benda di lana bianca che veniva avvolta attorno alle tempie dei sacerdoti, vestali o vittime come segno di consacrazione agli dei) e sotto la scritta: SACERDOS IN AETERNUM, (SACERDOTE PER SEMPRE) e due dall’altra, uno dei quali ha in mano una corona d’oro e sotto c’è l’iscrizione: REX MAGNUS (IL GRANDE RE): tutti e tre questi simboli, con le rispettive epigrafi, fanno riferimento al Bambino che è Sacerdote, Re e Profeta. Sull’Altare vi era la tela con la Presentazione di Gesù al Tempio di Andrea Sacchi del 1613, anch'essa conservata alla Galleria Nazionale dell’Umbria. Questo episodio è spesso associato alla Purificazione della Vergine e alla festa della Candelora. Maria e Giuseppe, infatti, si recano al Tempio per consacrare il figlio al Signore, come descritto dalla legge mosaica, che prevedeva il sacrificio a Dio di ogni primogenito, che poteva essere riscattato pagando cinque sicli d’argento. La madre era ritenuta impura per sette giorni dopo la nascita del bambino e per altri trentatré giorni non poteva entrare nel santuario fino al rito della purificazione, le miche, che avveniva tramite un bagno rituale purificatorio e il sacrificio di un agnello e di una tortora o colombo, ma “se non ha mezzi per offrire un agnello, prenderà due tortore e due colombi”: era il sacrificio dei poveri. La Vergine tende il Bambino al vecchio Simeone, che si prepara a riceverlo con le mani velate, secondo il cerimoniale, in segno di rispetto e di adorazione. È un servo a portare il cesto con le tortore, mentre Giuseppe ha in mano una candela accesa, riferimento a Gesù, che Simeone chiama “Luce per rivelarti alle genti” (Lc.2,32).

 

Lettura iconologica degli affreschi di Micaela Soranzo, tratte dal volume” La chiesa nuova o dell'Immacolata concezione e di San Filippo Neri in Perugia” Storia, pitture e restauro - Volumnia editrice, 2008 Perugia.

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