
© State buoni, se potete.
Gli affreschi sono di Giovanni Andrea Carlone, eseguiti nel 1662.
Al centro della volta è l’arca di Noè all’asciutto e la colomba che esce dalla finestra con un ramoscello di ulivo nel becco. L’arca è uno dei simboli più antichi e raffigurati dell’arte cristiana: già gli scritti apostolici la mettono in relazione con il battesimo ed è vista anche come prefigurazione della crocifissione in merito ai chiodi e al legno con cui è realizzata. I Padri della Chiesa interpretano l’arca soprattutto come immagini della Chiesa, in cui il cristiano trova la salvezza in mezzo alle difficoltà e alla corruzione del mondo.
A sinistra c’è Abramo, che parte dalla Caldea con il padre Tare e la moglie Sara per recarsi nella terra di Canaan. Abramo appare perplesso, ma Tare gli indica a sinistra, all’orizzonte, il luogo dove andare; si vedono anche alcuni guerrieri con l’elmo. Dietro di lui Sara solleva il braccio destro come ad indicare la terra di Canaan. Sopra vi è la scritta: EGREDERE DE TERRA ET DE COGNATIONE ET DE DOMO PATRIS TUI (ESCI DAL PAESE E DALLA TUA GENTE E DALLA CASA DI TUO PADRE).
A destra si vede David che, uscendo dalla tenda reale, versa in terra l’acqua che i tre guerrieri del suo esercito, di cui uno è inginocchiato e due sono in piedi, gli hanno portato in un elmo per offrirla al Signore. Davide, in guerra contro i Filistei che avevano occupato Betlemme, compose allora l'ultimo dei suoi Inni al Signore, profetizzando che il Cristo sarebbe nato dalla sua stirpe nell’ultima età del mondo. Lo spirito di Dio parla per bocca di David e l’offerta dell’acqua al Signore è simbolo dell’offerta di tutta la vita del Re, a sua volta prefigurazione della Vergine che offrì tutta sé stessa.
Nella parete sinistra è rappresentata l’offerta di Samuele al Tempio da parte dei suoi genitori: Elkanà, con la moglie Anna, con in braccio il figlio appena svezzato, presentano il figlio al Sommo Sacerdote Eli, che è uscito dal Tempio per venir loro incontro. Al centro del quadro alcuni uomini tengono un vitello per il sacrificio. Samuele è figura di Maria, che viene offerta dai suoi genitori al servizio di Dio.
Il quadro della parete destra rappresenta ancora David che, tolta l’Arca dell’Alleanza dalla casa di Obed-Edom, la riporta nella città di David e la pone nel tabernacolo preparato per custodirla. Come l’Arca di Noè era figura dell’Arca dell’Alleanza, che conteneva le tavole della Legge, così questo Tabernacolo era figura della Vergine, che la Chiesa chiama Foederis Arca, perché in Lei erano fondate le promesse della futura redenzione, fatte da Dio all’umanità. Sulla targa sopra il quadro si legge: SURGE PROPERA AMICA MEA FORMOSA MEA ET VENI (Alzati mia bellissima amica e vieni).
Sui pilastri troviamo i Padri e i Dottori della Chiesa d’Oriente: a destra in basso Giovanni Crisostomo e in alto Gregorio Nazianzeno; a sinistra in basso Basilio e in alto Anastasio.
Nel sottarco vediamo al centro l’arcobaleno tra le nubi squarciate; ai lati una gloria di putti con una colomba e una coppa. Questa apparizione luminosa colorata a forma di arco che sembra riunire il cielo e la terra, era anche tra i pagani il segno di un ponte che collegava gli dei con gli uomini. È il segno della nuova alleanza fra Dio e l’uomo che darà origine a una nuova umanità di cui Maria, nuova Eva, sarà il compimento.
Sull’altare era collocata la tela della
Presentazione di Maria al Tempio di Luigi Scaramuccia realizzata nel 1665.
Qui in copia fotografica, oggi è conservata anch’essa alla Galleria Nazionale dell’Umbria.
Anna e Gioacchino presentarono la loro figlia al Tempio affinché continuasse a crescere in perfezione nel luogo più santo d’Israele e consacrando il suo tempo alla lode di Dio. L’iconografia molto ricca indica l’importanza che la Chiesa attribuiva a Maria, completamente promessa a Dio fin dall’infanzia. La bambina sale rapidamente i gradini che la conducono all’entrata del Tempio, dove è attesa dal Gran Sacerdote: Lei è ben conscia del suo ruolo e non volge lo sguardo indietro ai suoi genitori.
Lettura iconologica degli affreschi di Micaela Soranzo,tratte dal volume” La chiesa nuova o dell'Immacolata concezione e di San Filippo Neri in Perugi” Storia, pitture e restauro Volumnia editrice, 2008 Perugia.
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